sabato 8 novembre 2014

MIGRAZIONE BLOG SUL NOSTRO SITO


Carissimi lettori,

vi segnalo che abbiamo spostato il blog sul nostro sito internet per nostra comodità, continuate a seguirci sul nostro nuovo spazio, vedrete diversi nuovi articoli sul mondo della psicologia.
Qui lasciamo attivi quelli vecchi per chi non li avesse ancora letti.


Ci trovate qui: www.percorsipsicologici.com/blog

Vi aspettiamo numerosi come al solito, a presto

dott Marco Santini
Psicologo - Psicoterapeuta

giovedì 22 maggio 2014

CERCO UNO PSICOLOGO: COME SCEGLIERLO????







Carissimi,

come potete capire dal titolo di questo post, oggi vi vorrei parlare della difficile scelta di scegliere uno psicologo, una persona che, di norma, si contatta per un bisogno, una difficoltà nel affrontare una situazione divenuta insopportabile...scelta dunque importante e difficile, dalla quale, in parte, può dipendere la risoluzione del proprio malessere.

Dunque, fatta questa premessa, come ci si può orientare nella giungla di psicologi, psicoterapeuti, psichiatri, mental coatch...e chi più ne ha più ne metta????!!!

Sembrerebbe un'impresa difficile, ma credo, come in ogni aspetto della vita, che un pizzico di fiducia in se stessi anche nei momenti più difficili possa portare la persona a fare una scelta "sufficientemente buona" (per citare un autore a me caro, Winnicott). Il primo passo è conoscere le varie differenze tra le professioni sopra citate. Uno psichiatra è un medico, specializzato in psichiatria, può prescrivere i farmaci e il suo approccio sarà per lo più incentrato sul trovare il giusto farmaco e dosaggio per contrastare il malessere. Talvolta può bastare, ma molto spesso questo approccio deve essere affiancato da un percorso psicoterapeutico.
Chi è lo psicoterapeuta? E' uno psicologo (o talvolta medico) che ha continuato i suoi studi e si è specializzato in psicoterapia. Ha generalemente fatto un percorso individuale di diversi anni su se stesso (a mio avviso fondamentale per aiutare qualcuno) che gli ha fornito gli strumenti per conoscere il proprio mondo interno e, di conseguenza, quello dei suoi pazienti. Lo psicoterapeuta può poi essere specializzato in diverse aree di competenza, che gli forniscono una qualifica e un sapere particolareggiato (nel mio caso, per esempio, le aree di mia competenza sono l'adolescenza e l'età adulta, due epoche affascinanti e talvolta problematiche!).
Lo psicologo, invece, è un laureato in psicologia, abilitato alla professione dopo un tirocinio, il superamento di un esame di stato e l'iscrizione ad un albo regionale. E' il primo step per diventare uno psicoterapeuta, se voluto.

Quindi, ricapitolando, prima di contattare un professionista, presi dalla fretta di risolvere il problema, prendetevi del tempo e cercate di capire di che cosa avete bisogno in quel momento,  di quale figura professionale e cercate sempre, soprattutto oggigiorno, di individuare le migliori competenze, formazioni che possono fare al caso vostro. Poi, una volta trovato, fate un colloquio (o poco più) e affidatevi alle vostre sensazioni, alla vostra "pancia", se non sentite il giusto feeling, non è quello che fa per voi.

Alla prossima
Psicologo Sesto San Giovanni, alias


Dott. Marco Santini - Psicologo, Psicoterapeuta
www.percorsipsicologici.com



mercoledì 21 maggio 2014

VIVERE CON LA DEMENZA: CONSIGLI UTILI PER I FAMILIARI







Nella mia attività incontro molte persone con varie forme di demenza, e negli anni mi sono resa conto che nella gestione del malato sono i familiari le persone che più spesso si trovano ad affrontare sentimenti di sofferenza e frustrazione.

In questo e nei prossimi post, vorrei analizzare alcuni comportamenti tipici della persona con demenza e fornire qualche indicazione utile sulla loro gestione.

Vorrei incominciare da alcuni comportamenti che caratterizzano la comunicazione verbale con il malato.

RIPETITIVITA’

Il malato pone all’interlocutore la stessa domanda o fa la stessa osservazione più e più volte nell’arco di poco tempo. È del tutto comprensibile che all’ennesima ripetizione il familiare senta dentro un misto di frustrazione, rabbia e compassione! La ripetitività è in parte dovuta alla progressiva perdita della memoria, che non consente alla persona di ricordare di aver già fatto una domanda e di aver ricevuto risposta. È tuttavia dovuta anche alla ridotta capacità di comprendere la realtà che circonda il malato, rendendolo insicuro.

Cosa possiamo fare?

· NON LO FA APPOSTA!
Il malato non si ricorda di aver già detto la stessa cosa più volte: farglielo notare servirà solo a rattristarlo o ad agitarlo. Se questo comportamento innervosisce troppo il familiare, è meglio rompere il circolo vizioso: uscire dalla stanza, o distrarre il malato proponendogli altre attività.

· SFORZIAMOCI DI INDIVIDUARE IL BISOGNO ovvero perché il malato è ripetitivo?
La ripetizione può essere dovuta al fatto che il malato percepisce di avere poche capacità comunicative: continuando inconsapevolmente a porre la stessa domanda tenta di mantenere la relazione con l’interlocutore. In questi casi, non è tanto importante rispondere alla domanda, ma far sentire la propria presenza affettiva al malato.
La ripetizione potrebbe essere la manifestazione di uno stato di ansia e preoccupazione: la domanda è un modo per esprimere un disagio. Capire che cosa disturba il malato potrebbe ridurre questo comportamento.

· ANTICIPARE LA DOMANDA
Tanto maggiori sono le informazioni che il malato riceve dall’ambiente e dalle persone vicine, tanto minore sarà il bisogno di porre delle domande. Se il malato chiede in continuazione cosa mangerà a pranzo, appendiamo una lavagna in cucina con il menù della giornata e abituiamolo a farne uso.

· OFFRIAMO ATTIVITA’ ALTERNATIVE
La ripetizione di domande e frasi talvolta riempie dei “vuoti”, il malato si sta annoiando o non sa come impiegare il tempo: coinvolgerlo in semplici attività che lo interessano e che è in grado di fare (annaffiare i fiori, fare una passeggiata, fare una telefonata) può ridurre questo comportamento.

GIUSTIFICARE, MINIMIZZARE E MENTIRE

La persona malata, quando è consapevole delle proprie difficoltà, può spaventarsi o vergognarsi. Può temere che mostrando i propri “vuoti” possa perdere il proprio ruolo familiare, sociale, e soprattutto l’affetto delle persone più care. In altri casi è il problema di memoria che lo induce a dimenticare gli eventi e a rispondere a domande specifiche (“cosa hai fatto stamattina?”) con frasi adeguate ma generiche e prive di informazioni dettagliate (“Ho fatto colazione e sono uscito per una passeggiata” anziché “Ho mangiato caffè e biscotti, mi ha telefonato la zia e al mercato ho comprato dei guanti”).
A volte i malati mostrano comportamenti anomali durante le conversazioni: minimizzano la situazione (“capita a tutti di dimenticare”), si giustificano (“oggi sono stanco, per questo non mi ricordo”… “ho sempre da fare, non faccio attenzione a certe cose”), e mentono (“non ho spostato il portafogli, sei tu che tocchi sempre le mie cose!”).

Cosa possiamo fare?

· RASSICURARE IL MALATO
Facciamogli sentire il nostro affetto e la nostra vicinanza, questo lo aiuterà a sentirsi più libero di esprimere le sue paure e meno giudicato per i suoi difetti

· NON SOTTOLINEARE I SUOI DIFETTI
Metterlo di fronte alle sue difficoltà rinforza le sue difese e sollecita inutili e controproducenti comportamenti di rabbia.

· NON SENTIAMOCI PRESI IN GIRO
Il malato non è improvvisamente diventato una persona bugiarda! Il mentire, spesso incolpando le altre persone di qualche misfatto o disattenzione, è una risposta il più possibile adattiva all’ambiente, considerate le difficoltà cognitive indotte dalla malattia.

A cura della dott.ssa Manuela Fumagalli
Psicologa - esperta in Neuropsicologia
Via Monte Grappa, 272
Sesto San Giovanni (MI)
cell. 327 1643917
http://www.percorsipsicologici.com/area-neuropsicologica.html

mercoledì 7 maggio 2014

L'efficacia della riabilitazione cognitiva nell'Alzheimer




Oggi parliamo di Alzheimer e di come si può combattere e contrastare il decadimento di questa malattia.


Uno studio australiano pubblicato di recente sulla rivista internazionale Journal of Alzheimer’s Disease ha dimostrato che la riabilitazione cognitiva, effettuata in modo costante e intensivo negli stadi precoci della malattia di Alzheimer, è in grado di migliorare lo stato cognitivo del paziente e aumentare l’attività cerebrale.

Quaranta pazienti con un iniziale decadimento cognitivo o con una forma di depressione esordita nella tarda età adulta sono stati coinvolti nello studio. Dopo una valutazione cognitiva, psicologica e dell’attività neurofisiologica del cervello (EEG), trentuno pazienti sono stati trattati con sedute di RIABILITAZIONE COGNITIVA della durata di due ore, svoltesi a cadenza bisettimanale per 7 settimane. Ventidue pazienti invece non hanno ricevuto nessun trattamento (gruppo di controllo).

Dopo 7 settimane, i pazienti sono stati rivalutati sul piano cognitivo, psicologico e neurofisiologico (EEG). Il gruppo di pazienti che ha ricevuto il trattamento intensivo di RIABILITAZIONE COGNITIVA ha mostrato un miglioramento ai test cognitivi e un aumento dell’attività cerebrale fronto-centrale, corrispondente al potenziamento dei processi pre-attentivi. Questi pazienti inoltre riferivano un soggettivo miglioramento della memoria. Nessun miglioramento si è rilevato nel gruppo di controllo.

Questo studio dimostra che la RIABILITAZIONE COGNITIVA è in grado di agire sulle capacità neoplastiche del cervello, potenziando le abilità cognitive. La sua efficacia è maggiore quando il trattamento viene iniziato fin dalle prime avvisaglie della malattia.

Recensione dell’articolo: Mowszowski, Loren, et al. "Cognitive Training Enhances Pre-Attentive Neurophysiological Responses in Older Adults ‘At Risk’of Dementia." Journal of Alzheimer's Disease 2014.

A cura della dott.ssa Manuela Fumagalli
Via Monte Grappa, 272
20099 Sesto San Giovanni (MI)
http://www.percorsipsicologici.com/area-neuropsicologica.html
cell: 327 1643917

mercoledì 8 gennaio 2014

Riabilitazione Neuropsicologica, ossia un valido aiuto al decadimento nell'anziano


Carissimi,

oggi volevo rispondere a quanti di voi mi hanno scritto chiedendomi che tipo di servizio era quello della riabilitazione neuropsicologica,una delle attività erogate nel mio studio, sicuramente la meno nota rispetto alle altre (per una lista completa dei servizi che svolgiamo vi rimando al sito internet www.percorsipsicologici.com).

La riabilitazione neuropsicologica è un'attività svolta da psicologi esperti in neuropsicologia (titolo conseguito a seguito di un master post-laurea di I e II livello) ed è un'attività rivolta soprattutto ai soggetti anziani con deficit cognitivi dovuti a malattie degenerative quali l'Alzheimer, il Parkinson, le demenze vascolari o a seguito di ischemie o ictus. In alcuni casi, si può lavorare anche con persone "più  giovani" che hanno subito incidenti che hanno compromesso la sfera cognitiva.

La riabilitazione, preceduta da una valutazione del caso effettuata con test mirati, consiste in esercizi cognitivi specifici, personalizzati in base al deficit che si deve recuperare o contrastare (nel caso del decadimento derivato da malattia degenerativa ).Tali esercizi, se svolti con regolarità nel tempo, permettono al soggetto, a seconda dei casi, di recuperare e/o potenziare le aree cognitive interessate, permettendogli un miglioramento della sua condizione di vita e un miglioramento generale del suo benessere e quello dei familiari.

Chi fosse interessato ad approfondire questa tematica o voglia sottoporci domande o casi personali, ci contatti direttamente.

Cari saluti

mercoledì 27 novembre 2013

Nonno Diamantino


Carissimi,

oggi pubblichiamo con estremo piacere un racconto scritto dall'amica Tiziana, autrice di fiabe e scritti per bambini, che ha voluto condivedere con noi un breve racconto. Spero sia il primo di una lunga serie, le fiabe, infatti, hanno un grande valore comunicativo e relazionale, importanti per la crescita dei bambini ma anche dei grandi. Buona lettura!




Sappiamo bene cosa significhi comunicare, ma quanto sappiamo comunicare in maniera efficace? Diventiamo abili comunicatori quando, a fronte di lunghi e costanti allenamenti, conseguiamo la capacità di decentrarci concentrando buona parte della nostra attenzione su chi dovrà ricevere il messaggio comunicativo...

Nonno Diamantino è speciale, unico.

Se ne sta in poltrona tutto il pomeriggio col gatto Bartolomeo in grembo e da lì, seduto, scruta il mondo che gli ruota lentamente intorno.

Nonno Diamantino è un tuffo nel passato, in un mare di saggezza.

Sa fare cose mirabolanti, restando fermo in silenzio. Con lo sguardo dipinge, con i gesti racconta e con il cuore insegna.

Seduta all'indiana sul tappeto, resto ferma in silenzio: lo osservo con ammirazione.

Nonno Diamantino ha mani callose perché ha coltivato la terra con amore e dedizione. La passione, che riempiva il suo cuore, ha reso le sue mani forti e gentili.

Ha la pelle color cioccolata al miele perché il sole estivo l'ha dorata, mentre seminava il campo. Con il capo chino, nutriva il suolo e vi metteva un seme che avrebbe dato frutto.

Ha gambe snelle perché ha inseguito per mari e per monti i suoi sogni: tenace nel suo intento non si è mai scoraggiato, neppure quando le forze lo stavano abbandonando e a malapena riusciva a reggersi in piedi.

Ha braccia grandi perché ha stretto a sé le persone cui voleva bene. Il suo abbraccio forte, legava e sosteneva senza stringere.

Ha grandi occhi e un paio di occhialoni perché nella sua vita ha visto una miriade di cose, come gli aerei panciuti sorvolare il cielo plumbeo e il sorgere del sole, sbirciato da una finestrella scavata nel ghiaccio, lassù sulle vette delle montagne. Il nemico gli ha teso la mano. Hanno condiviso un pezzo di pane secco.

Nonno Diamantino calza un paio di scarpe logore perché ha camminato tanto, ed ha esplorato innumerevoli vie e sentieri. A volte in salita, a volte in discesa. Non si separerebbe mai dalle sue compagne di viaggio. Un filo invisibile le lega a lui, di là da ogni aspetto esteriore.

Ha il volto sorridente perché ha saputo gioire per le notizie liete e ha condiviso la sua gioia con gli altri.

Ha le rughe sul viso, perché il tempo non si è mai fermato. Ogni piega è un coriandolo che colora le sue giornate.

Nonno Diamantino non ha bisogno di un bastone a suo sostegno, lui e la nonna si tengono per mano e quando il passo si fa lento, si fermano a riposare.

Nonno Diamantino è speciale perché senza parlare, restando fermo in silenzio mi ha raccontato la fiaba più bella che un nonno potesse mai raccontare.

Nonno Diamantino è unico al mondo perché non mette mai la parola fine alle sue favole.

Con un gesto t'invita a sederti vicino a lui.

Non puoi immaginare quanto ancora ha da raccontarci.

A cura di Tiziana Compagnoni
autrice di Officina della Narrazione

domenica 8 settembre 2013

Recensione film "La migliore offerta"



Carissimi,

nel riprendere la nostra attività lavorativa dopo la pausa estiva, riprendiamo anche i nostri lavori su questo blog. Pubblichiamo oggi la recensione dell'ultimo film di Tornatore, visto e recensito per l'occasione dal dott. Bertolino. Vi ricordiamo che potete scriverci per segnalarci temi o argomenti di cui parlare.
Non mi resta che augurarvi una buona lettura!



Uno dei film meglio realizzati, visti nel 2013, è a mio avviso, proprio l'ultima opera di Giuseppe Tornatore. Un battitore d'aste, (Virgil Oldman), che è anche un collezionista di quadri, soffre di un fortissimo disturbo ossessivo compulsivo che lo porta a circondarsi di un numero infinito di oggetti dal valore inestimabile. Essi sostituiscono la compagnia degli altri esseri umani. Egli infatti trascorre la sua vita isolato, innalzando una barriera tra sé e gli altri, la cui maggiore espressione è manifestata dal suo bisogno di uscire di casa indossando imprescindibilmente i guanti, per proteggersi dal contatto. Il suo è un mondo asettico, sotto formalina. Le sole donne con cui trascorre parte del suo tempo sono quelle ritratte nei quadri. L'Unica eccezione a questo affresco di solitudine è incarnata da un amico che lo aiuta ad impossessarsi, in maniera impropria, delle opere di cui Virgil è battitore nelle aste e che, proprio per questo motivo, egli deve far finta di non conoscere.

La vita di quest'uomo cambia radicalmente quando sulla scena compare una donna tanto misteriosa quanto problematica. Il suo disturbo consiste di una fortissima agorafobia che le impedisce di uscire, non solo di casa, ma addirittura dalla sua stanza. Il rapporto che poco a poco si viene a costituire tra i due e che rende la donna particolarmente intrigante agli occhi del protagonista, è la condivisione di una condizione psicopatologica estremamente intensa per entrambi.

Ispirato, per certi versi, al Genio della truffa di Ridley Scott, questo film è caratterizzato da elementi di pura bellezza che non sminuiscono l'effetto di presa sullo spettatore: la recitazione di Geoffrey Rush è da oscar, la ragazza (Sylvia) è di un'avvenenza disarmante e la sceneggiatura è pensata in ogni minimo dettaglio, un congegno nel quale i singoli pezzi, proprio come avviene per il robot del film, una volta uniti fra loro fanno risultare un quadro complessivo ben diverso da ciò che ci si poteva aspettare inizialmente.

Nonostante il finale riservi un'amara sorpresa, l'esperienza vissuta dal protagonista si pone come un'apertura al cambiamento, uno sguardo aperto sul futuro e su ciò che esso può riservare a tutti noi. Incerto e imprevedibile, ma vivo, non asettico, sterilizzato e sotto formalina come il mondo in cui vive il protagonista all'inizio della storia.

 
A cura del dott. Damiano Bertolino
Padova - Via Cavallotti 61 

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